Niente da fare per la piccola Indi Gregory, la bambina di 8 mesi affetta da una gravissima patologia mitocondriale il cui caso era al centro di una querelle tra Italia e Gran Bretagna.
Dopo che, il 6 novembre, il Consiglio dei Ministri d’urgenza aveva deciso di concederle la cittadinanza italiana per permetterle di essere trasportata al Bambin Gesù di Roma per una cura sperimentale, i giudici hanno vietato il trasferimento decidendo, di fatto, che Indi doveva morire.
Si è così avviato il distacco dei supporti vitali alla piccola che, questa notte, è spirata in un hospice, dove i giudici hanno deciso che avrebbe dovuto andare fino a decesso avvenuto.
Rabbia ed indignazione da parte dei genitori, oltre che della comunità pro-vita. “Era terminale” hanno chiarito i giudici “quindi, non essendoci nessuna speranza vera di vita, si è deciso di non farla soffrire”.
Questo caso ha, in qualche modo, riaperto anche il dibattito sul fine vita in Italia, dove una malata terminale di cancro, poichè non è attaccata a macchinari salvavita, si è vista negare dalla ASL il diritto alla “dolce morte”, prolungandole di fatto una vita che, purtroppo, sarà a breve termine ugualmente.
