Erano le 11,30 del 7 gennaio 2015.
A Parigi, nella sede del settimanale satirico – ed irriverente – Charlie Hebdo, impiegati e vignettisti erano al lavoro per cercare nuovi spunti e creare nuove pungenti storie e vignette per il nuovo numero della rivista.
Ad un tratto, in seguito alla pubblicazione di vignette satiriche sul profeta Maometto, due uomini a volto coperto ed armati di AK47 – fucile d’assalto di fabbricazione statunitense – entrano nella sede parigina del giornale e, minacciando un’impiegata che era nella parte più esposta al pubblico dell’edificio, si fanno consegnare i codici per accedere all’interno degli uffici.
E’ un attimo. I due entrano ed iniziano a sparare all’impazzata, colpendo le persone all’interno ed uccidendo 12 persone.
Compiuta la mattanza, i due fuggono a bordo di una Citroen C3 nera, dopo aver ucciso un agente di polizia.
L’uccisione del poliziotto desta molto scalpore, in quanto egli era, come i terroristi, di religione musulmana, sposato e padre di due bambini.
Durante la fuga incontrano una pattuglia della Gendarmerie che tenta di fermarli. I due, freddamente, sparano ancora ed uccidono un altro agente.
I morti in totale saranno 12 e ci saranno anche 11 feriti, tra agenti e vignettisti.