Buona sera a tutti.
Domenica sera, 27 agosto, si è conclusa la seconda giornata del Campionato di Serie A, stagione 2017/18.
Direte voi: che c’è di strano?
Niente dico io. Tranne che il campionato di quest’anno ha una news eclatante: si chiama VAR.
Il VAR è un sistema di telecamere che, in casi importanti in cui la svista arbitrale può influire sul risultato, interviene, aiutando l’arbitro a prendere – virtualmente – la decisione corretta.
Queste telecamere però sono controllate da occhi umani, per cui è semplicemente un aiuto che va a discrezione di chi è davanti allo schermo.
Nelle prime due giornate il VAR è stato utilissimo in alcuni episodi chiave, come i rigori concessi contro la Juventus ed il rigore concesso a favore della partita bianconera contro i rossoblù genoani.
Liti, perplessità, nervosismi risolti? NO! Anzi!!
Nella prima giornata il VAR ha creato il caos, specialmente nella partita del Torino, il cui arbitro è stato “aiutato” a prendere una decisione quantomeno comica.
Un’azione infatti è sfumata perché il giocatore granata, visto in fuorigioco dall’occhio del guardalinee, in realtà ha avuto ragione sulla bontà della sua posizione di gioco, ma a parte la ragione nulla più. Sì, perché fermando il gioco l’azione è stata interrotta lo stesso e si è trasformata in una fregatura colossale per la squadra che, così, si è vista fregare due volte l’azione.
La domanda da porsi a questo punto è se non fosse da limitarne l’uso, esattamente come avviene per il TMO del rugby, sport in cui la “moviola in campo” funziona perfettamente da anni ed il cui risultato è con una riuscita del 100%. Piccolo particolare, il TMO nel rugby è utilizzato solo in pochissimi casi, come le mete dubbie e le decisioni riguardanti l’espulsione di un giocatore per comportamento antisportivo. Per il resto, la decisione spetta agli uomini in campo.
Perché non fare così anche nel calcio? Ben venga la tecnologia, ma come si dice….. il troppo stroppia!!