Una vecchia “moda” si sta riaffacciando nel mondo negli ultimi mesi. Si chiama BlackOut Challenge.
Il “gioco”, paragonato come effetti ai tragici Blue Whale e Momo Game, consiste nel provocarsi, da soli o con l’aiuto di una persona compiacente, una sensazione di soffocamento fino a svenire utilizzando un cappio di corda, come quelli tristemente usati per compiere gesti estremi.
Questo gioco, però, ha già mietuto molte vittime, anche in Italia. Uno tra tutti Igor Maj, ragazzo di 17 anni, di buona famiglia, che viveva coi suoi genitori una vita felice. Arrampicatore esperto fin dall’età di 6 anni, Igor ha voluto provare in solitaria questo tragico gioco. Purtroppo, però, esso è finito in tragedia.
Questo fatto ha riportato alla mente i “giochi” tragici che negli anni scorsi hanno scioccato il mondo intero, primo fra tutti il Blue Whale.
Qui, a differenza di quest’ultimo, non c’è alcun “tutor” che spinge a fare atti di autolesionismo, ma gli effetti possono essere devastanti.
Il laccio, infatti, se posizionato in modo particolare, può ostruire immediatamente le vie aeree, comprimendo le carotidi e, di fatto, provocando lo svenimento immediato della persona che, nel caso di solitudine, ha la certezza di non salvarsi, come nel caso di Igor.
Il Blackout Challenge, purtroppo, è solo l’ultimo di questi scellerati giochi e, purtroppo, non è meno tragico degli altri.
Il consiglio, come sempre avviene in questi casi, è di non lasciare mai completamente da soli a lungo i giovani e di tenerli impegnati tra mille interessi e seguirli in essi. Solo così tragedie come quella di Igor potranno essere evitate.