Sono passati 3 anni da quel tragico 14 agosto 2018, giorno in cui tutta l’Italia rimase scioccata per il crollo del Ponte Morandi, lo storico viadotto autostradale di Genova che in molti ribattezzavano il “ponte di Brooklyn italiano”.

Da allora si è ripartiti, al grido di “Mai più tragedie simili” e, mentre si piangeva e gridava, è partita la ricostruzione, con il famoso Renzo Piano che ha progettato gratuitamente il nuovo ponte che, ad oggi, ricollega Genova col Piemonte.

In quel maledetto giorno cambiò la vita di 43 famiglie che videro morire i loro cari per l’incuria e il menefreghismo umano. Quella tragedia, però, non cambiò solo la loro vita, ma anche quella di altre 500 persone che vennero evacuate e dovettero cambiare casa.

Una tragedia immane che, ancora oggi, è viva nelle menti di tutti ed anche del ministro Cartabia che, nel discorso in ricordo delle vittime a nome delle istituzioni, ha la voce rotta e sancisce il sacrosanto dovere di dare giustizia ai parenti delle vittime ed agli sfollati e, allo stesso tempo, asserisce che non ci sarà prescrizione per i reati su cui la Procura di Genova sta indagando.

Una frase doverosa, la sua, rotta dal groppo in gola di chi ha ancora negli occhi quel giorno. Gli occhi di una donna, ma anche di tutti gli italiani che, in un modo o nell’altro, hanno conosciuto quel ponte che, ormai, è solo un ricordo dolceamaro.

Pubblicato da daniel

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