A 20 anni dalla prima occupazione da parte degli Stati Uniti, l’Afghanistan, terra martoriata dalla guerra, piomba nuovamente in mano ai talebani.
Una caduta rapida, causata principalmente dall’abbandono da parte degli Stati Uniti del popolo afghano al proprio destino, senza che nè esercito, nè forze di polizia fossero preparati ad un ritorno dei talebani.
Così, in pochi giorni, anche la capitale Kabul è crollata, le difese si sono sciolte come neve al sole, lasciando l’intero Paese nel baratro. Emblematica l’immagine di una giornalista, Clarissa Ward della CNN, che pochi giorni prima trasmetteva i suoi servizi in abiti “occidentali”, salvo poi indossare il nijab all’arrivo dei talebani a Kabul.
In questo frangente, il Presidente USA Biden difende la sua scelta, asserendo che il ritiro dall’Afghanistan è stata “la scelta giusta”. Di diverso avviso decine di marines che, invece, parlano di sconfitta dolorosa ed affermano che, a questo punto, i loro compagni sono morti invano.
Fatto ancora più grave è che, mentre gli americani scappavano da Kabul a bordo di elicotteri militari, i loro collaboratori afghani venivano lasciati in terra afghana, in balia di una sorte, che quasi certamente, sarà infausta.
L’Italia, dal canto suo, si dice preoccupata per il ritorno dei talebani al governo e, nel frattempo, ha fatto tornare già i primi italiani a Roma, insieme a molti collaboratori afghani con le loro famiglie, segno di vicinanza e dell’affetto tipicamente italico.
Nel frattempo Emergency ha ridotto sensibilmente il proprio personale in Afghanistan, mentre la Croce Rossa ha fatto sapere che non ci sarà ridimensionamento nel proprio personale che rimarrà a disposizione negli ospedali e nei centri sanitari per aiutare le migliaia di civili che, in questi giorni, fuggono da morte certa.